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1914 - 1918
Albania - Prima guerra mondiale: fronte Italiano

1927 - 16 octobre
una domenica mattina

1927 - 16 octobre
da quí a l'eternità
Camillo GOJ


ps6mi@aol.com

1914 - 1918
Albania - Prima guerra mondiale: Fronte Italiano
mio padre    Mio papà, era nato a Binasco il 9 settembre 1895, s'era affacciato alla vita entrandovi nel dolore, orfano già all'età di 8 anni. A quell'età aveva cominciato a lavorare come apprendista salumiere. L'allora lungo viaggio di ogni giorno lo portava alla grande città, Milano, all'epoca dei tram a cavalli.   Giunse all'étà del servizio militare nell'anno in cui fu costituita l'Albania. Il piccolo stato nasceva sotto un cielo tempestoso. La sua Brigata, la gloriosa SASSARI partí, inviata dall'Italia in aiuto del piccolo stato. Mio papà fu sempre parco nei racconti della sua vita in guerra. Ma sentendolo un giorno parlare di quanto poteva accadere nei momenti di riposo, compresi quanto potesse essere difficile sopravvivere. Il riposo portava qualche commilitone, dalla quieta partita a carte al riposo eterno: o stremato dalle fatiche, che per fierezza non voleva mostrare o vinto dal'imperversare del tifo. Nel porto di Valona fu affondata la nave, carica di soldati, mentre si apprestava a riportarlo in Italia.   Umile, eroico fante nell'umile fanteria. Combatté su molti fronti: dal Pasubio alla Bainsizza, dal monte Cucco al Vodice.
   151-esimo, 152-esimo reggimento fanteria, Brigata SASSARI, dieci volte distrutti, dieci volte ricostruiti, non smentirono mai il loro motto " e per virtù il valore". Un nome solo basta: CODROIPO. Lí i fanti della SASSARI, dopo la falla di Caporetto, bloccarono l'avanzata del Capitano ROMMEL, dando tempo alle truppe italiane d'attestarsi sul Piave e sui monti. E sui monti, sul GRAPPA, gli Alpini annientarono l'avanzata tedesca.
  Poco lontano da lí, in un paesino occupato dagli austriaci, BIBANO, viveva una bambina che conobbe anni dopo a Milano, e sarebbe diventata sua sposa.
  Il suo eroismo era nella semplicità delle cose che faceva senza gloriarsene, semplici ed indispensabili per coloro che gli erano vicini sul campo di battaglia.
  Nelle ore passate aquattato nella neve sotto il fuoco austriaco ed italiano insieme, mentre ristabiliva il collegamento telefonico tra i reparti sul fronte.
  Nel dolore con cui doveva avanzare negli assalti mentre i suoi compagni cadevano sotto la mitraglia o sventrati dalle granate.
  Lo sentii parlare di un amico, caduto sventrato, gli intestini in mano, morente gridando "GOJ... aiutami", uno sguardo... e quello era morto... e avanti nell'assalto.
  Mi raccontarono di un suo amico che tartagliava al rientro di un'azione e di un ufficiale che lo derideva. Mio padre, che stava accarezzandosi i piedi indolenziti, presa la sua scarpa la scaraventò contro l'ufficiale.
  Fu legato ad un'albero di fronte al nemico: una sparatoria infernale esplose contro le linee italiane, ma non un colpo fu tirato su di lui. I fanti austriaci, come i cavalieri di un tempo, avevano manifestato, a lui, la loro ammirazione.
  Ora riposa, a Milano, nell'ossario dei mutilati ed invalidi di guerra.

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