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Milano:
la Scala, la Pinacoteca di Brera,... |
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Santa Maria delle Grazie. La
chiesa fu edificata su un terreno appartenente al conte Gaspare
VIMERCATI, comandante delle truppe francesi di Francesco SFORZA,
accanto ad una cappella già dedicata alla Madonna delle
Grazie. L'edificio sorse (1466-1490) su progetto di Guiniforte
SOLARI. All'opera partecipò il BRAMANTE. L'ultima cena,
dipinta nel refettorio da Leonardo da VINCI, fu riprodotta('600),
visti i danni incipienti, da VESPINO, su domanda del cardinale
Federico BORROMEO. Tale copia é conservata alla Pinacoteca
Ambrosiana, ricca di opere dei maestri Lombardi. Il tempo ha
alterato profondamente i colori della copia del Vespino. L'alacre
lavoro di restauro in Santa Maria delle Grazie, ha permesso di
ridare al mondo, nel suo originale fulgore l'opera di Leonardo da
Vinci.
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L'ultima Cena é
illuminata da una luce obliqua che attraversa la mensa, cogliendo
il momento drammatico in cui Cristo annuncia che uno dei suoi lo
tradirà. Nel paesaggio che si intravvede attraverso le tre
porte del fondo, si staglia, al centro, il Cristo, mentre
all'intorno gli apostoli aggruppati in vario genere di gestire,
manifestano la loro emozione.
L'artista dedicò due anni alla sua realizzazione, dopo il
1495, su invito di Ludovico il Moro. Una delle cause del
deperimento del dipinto é attribuita all'intenzione di
Leonardo di sperimentare nuove techniche. Ai primi segnali di
deperimento del 1518, altri ben più gravi furono segnalati
nel 1547. Nel 1726 si ebbe il primo tentativo di restauro.
L'ode per la morte di un capolavoro di D'Annunzio del 1901
diede il via all' intervento del 1908. Scampata alle distruzioni
della seconda guerra mondiale, fu ripulita nel 1953. L'ultimo
restauro, il settimo, fu iniziato nel 1977
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Il Castello Sforzesco, fatto
costruire da Francesco SFORZA, utilizzava in gran parte le
fondazioni di un precedente castello "Castrum Portae Jovis" eretto
tra il 1358 ed il 1368.
Della nuova fortezza, a pianta quadrata e con quattro
torri angolari, il progetto della torre dell'orologio fu affidato
al FILARETE.
Dal 1499, dopo l'apertura delle porte alle truppe
francesi di Luigi XII, dovuta al tradimento di Bernardino da Corte,
fu per più di trentanni teatro di assedi e scontri
militari.
Tra la seconda metà del '500 ed il '600, in
mano spagnola, era una delle cittadelle militari più vaste e
munite d'Europa. A partire dal 1550 fu disposto un nuovo sistema
difensivo esterno a pianta pentagonale, poi esagonale ed infine a
dodici punte con l'inserzione di nuovi perimetri più
esterni. Le difese si estendevano su un baluardo di oltre tre
chilometri.
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Occupato nel 1796 dalle truppe francesi, BONAPARTE
ne ordina la demolizione che si interrompe alle mura perimetrali.
Nel 1806, nella zona retrostante il castello, si costruiscono
l'ARENA e l'Arco della PACE. Lungo i vuoti lasciati dalle aree
laterali demolite, furono costruite le braccia di Foro Bonaparte.
Da qui, ancora caserma, il generale RADETZKY minaccia nel 1848 di
bombardare la città. Il castello, ricostruito, viene
inaugurato nel 1904. Nel mezzo del muro orientato verso la
città si erge, dedicata ad Umberto I, la "Torre del
FILARETE", ridisegnata dal Beltrami.
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Maria Nascente, é il nome
del marmoreo Duomo edificato, sulla struttura della precedente
Basilica di Santa Maria Maggiore. Dal 1386, tradizionale data
d'inizio, la Fabbrica del Duomo continua da secoli i lavori. Sotto
la guida di numerosi ingegneri generali, succedutisi nel tempo, le
diverse concezioni dell'insieme architettonico ne fanno un
emozionante spettacolo di pietra. Nel 1774, sulla guglia maggiore
viene innalzata la statua della Madonnina. L'immagine che si
percepisce del duomo corrisponde all'idea del gotico corrente tra
il cinquecento e la seconda metà dell'ottocento.
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In un fantasmagorico apparato
decorativo, la fanfara del Terzo Bersaglieri accoglieva nel lontano
1959 le 100 000 penne nere al loro annuale raduno. Come scandita
dalla fanfara, la vita milanese é tutti i giorni, vissuta a
passo di corsa; ma a passo di corsa evolve pure il traffico
cittadino e l'attività industriale. Installata in una
regione ad alto tasso di umidità, l'atmosfera é afosa
d'estate, nebbiosa d'inverno. Le stagioni intermedie sono
contrassegnate da violenti acquazzoni; l'aria limpida, lavata dalla
pioggia, offre allora albe e tramonti di icomparabile
bellezza.
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Le montagne, maestose, sembrano essere alle sue
porte: Milano é in quei momenti città di montagna. Ma
se si volge lo sguardo al lato destro della piazza , guardando
dalla porta del Duomo, si coglie l'ingresso alla Galleria Vittorio
Emanuele. La parete su cui si apre, ha il colore di muro sporco. La
piaga che mina la città ed i suoi abitanti é ora il
passo di corsa moderno, che impregna l'aria di gas nocivi ed
impurità nelle pesanti giornate estive ed in quelle nebbiose
invernali. L'ambiente collabora col mutare all'organizzazione della
società, ad una continua evoluzione.
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La sguardo levato al cielo, si impregna
dell'immagine delle svettanti guglie del duomo, sovrastate, sulla
più alta, dalla statua dorata della Madonnina, immersa in un
bagno di nuvole bianche in rapida corsa nell'azzurro del cielo.
Impressa dagli occhi nel cuore, il pensiero a Lei vivente,
accompagna in ogni luogo: nelle viuzze della vecchia città
come nei quartieri nuovi, ricchi o poveri, in un modo ancora
più intimo nelle nebbiose giornate in cui ogni immagine
scompare ed il bello vive nel profondo raccoglimento dello
spirito.
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Il duomo, nella sua lunga ed elaborata evoluzione
costruttiva vide la collaborazione, verso la fine del Trecento, dei
maestri tedeschi, boemi, francesi, toscani, veneti. Dalla
metà del Quattrocento la decorazione scultorea del duomo
concentra l'arte dei maestri Lombardi e ne costituisce una
gigantesca esposizione. Contraddizioni tra immagine ed equilibrio
strutturale, visibili discontinuità di qualità,
ripieghi adottati e ripensamenti che segnano il progredire della
Fabbrica danno irrilevanza al concetto di autenticità di un
edificio gotico, ma in senso stretto neogotico e danno un
significato alle continue e palesi sostituzioni di materiali, dal
paramento alle statue, rimpiazzate con copie fino al ritmo di
quattro o cinque sostituzioni annuali, che fanno della Cattedrale,
più che un monumento da conservare un cantiere di perenne
ricostruzione.
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La Galleria Vittorio Emanuele II
si apre in corrispondenza dei portici settentrionali della piazza
del duomo e comunica in asse col lato sud di piazza della scala. Il
disegno esecutivo dell'insieme é dell'architetto bolognese
Giuseppe MENGONI (1864).
La pianta é a due vie e ottagono centrale d'incrocio. La
copertura fa largo impiego di intelaiature in ferro a sostegno
della vetrata. I bar ristorante BIFFI e SAVINI, completamente
trasformati, vivono solo nella memoria come luoghi famosi della
vita milanese, che qui aveva il suo salotto.
Dei negozi che in origine fiancheggiavano i bracci della galleria
é rimasto, il "Camparino" all'angolo sinistro di ingresso
venendo dal Duomo. L'opera fu terminata nel 1878, dopo la morte del
suo ideatore, precipitato dalle impalcature.
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Il Teatro alla Scala, costruito
da Giuseppe Piermarini nel 1776-78 é il più celebre
d'Italia et tra i più musicalmente grandi del mondo. Appare
all'uscita della Galleria, sul lato Nord occidentale della piazza,
fronteggiato dal monumento a Leonardo da Vinci.
L'intero edificio fu sventrato dai bombardamenti e ricostruito nel
1945-46.
La facciata fu restaurata nel 1983.
Nell' area antistante il rientro sul lato sinistro della facciata,
al centro della strada, ebbe luogo l'episodio di cui fu attore TOM nel marzo 1945.
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Palazzo Brera é sede di
importanti istituti culturali milanesi: l'Accademia delle Belle
Arti, la Pinacoteca, la Biblioteca
Nazionale, l'Osservatorio Astronomico, l'Orto
Botanico. Alla Pinacoteca si giunge salendo un grandioso
scalone a doppia rampa, sui cui pianerottoli sono i monumenti a
Cesare Beccaria e Giuseppe Parini. La pinacoteca é una delle
maggiori raccolte di pittura in Italia, nella quale si
distinguono:
Lo sposalizio della Vergine(Pinacoteca di Brera),
proveniente dalla Chiesa di San Francesco a Città di
Castello, segna il momento culminante della giovinezza del
ventunenne Raffaello (1483 - 1520).
Gioiello della Pinacoteca di Brera, rinata dopo la totale
distruzione da spezzoni incendiari avvenuta durante la seconda
guerra mondiale, marca i livelli d'altissimo prestigio verso cui
gli amici di Brera, in rabbiosa reazione alla distruzione, la
spingono sino a farne un irrinunciabile riferimento per l'arte e la
cultura.
In questo dipinto l'armoniosa unione tra architettura, mondo
naturale e la perfetta semplicità nella disposizione delle
figure rendono un aperto omaggio al Perugino, ma, insieme, segnano
il superamento dei modelli del Maestro.
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Il Cristo
morto(Pinacoteca di Brera), fu probabilmento dipinto da
Andrea Mantegna (1430 - 1506) verso la fine della vita per la
propria tomba nella chiesa di Sant'Andrea a Mantova. In uno scorcio
prospettico ossessivo, il corpo di Cristo, nell'immobilità
della morte é deposto su una tavola immerso in un lugubre,
terreo colore. Asciutto, impressionante capolavoro.
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La cena di Emmaus(Pinacoteca di
Brera), di Michelangelo Merisi(1571 - 1610) detto il Caravaggio
esprime nel volto del Cristo lasciato nella penombra un sentimento
di struggente malinconia. La rivoluzione artistica del Caravaggio
partì dalla percezione illusionistica della prospettiva,
degli effetti di luce e ombra, dallo studio delle percezioni
dell'animo e le azioni nella loro istantaneità. Nel racconto
evangelico i pellegrini di Emmaus riconoscono Cristo risorto quando
benedice il pane spezzato, ma nello stesso istante Egli scompare
alla loro vista. Caravaggio ci immerge nel vivo di questo sottile
gioco di apparizione e scomparsa, di riconoscimento e di abbandono,
di luci e di ombre.
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