DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE
Trieste, Ottobre
Come farà il governatore del Territorio libero di Trieste, quando ci sarà qui e sarà qui, a livellare e ricondurre a unità le due forme di vivere umano in cui il Territorio libero, ancor prima di nascere, è stato spartito e scomposto? Il Territorio libero é tanto grande che stà in una tasca: un pezzo di questo territorio, quello presidiato dagli Anglo-Americani, vive come é sempre vissuto, come si vive da per tutto in occidente; l'altro pezzo, quello presidiato dagli Jugoslavi, l'hanno rifatto nuovo, e quel vivere nuovo é miseria per tutti, e schiavitù di tutti, e paura in tutti. Due civiltà in un'aiuola; due civiltà contigue ma separate come da un'enorme distanza di tempo.
Infatti, chi amministra i paesi? A Pirano, per esempio, «il comitato popolare cittadino», che tiene l'amministrazione del Comune, é composto di un autista, presidente e sindaco, di un barbiere, segretario, d'uno spazzacamino, vicesegretario; popolo schietto, senza dubbio. Ma da dove sono usciti questi popolari amministratori? Il popolo non li ha eletti; al popolo nessuno ha chiesto se li voleva o no; di loro il popolo non conosceva che le benemerenze acquistate nelle osterie; l'U.A.I.S. o Unione Antifascista Italo-Slovena, leva maneggiata da Belgrado, ha pensato lei a tutto, lei ha scelto per conto del popolo gli amministratori del popolo.
La Giustizia popolare
Ma questo non é niente; il rivolgimento grosso, quello che nessun governatore riuscirà interamente a riparare, é stato operato in nome della giustizia del popolo; e neanche qui nessuno ha chiesto al popolo se aveva qualcosa da dire. Chi possedeva casa o terra o bottega, é stato senz'altro considerato soggetto criminale, quindi imputabile; come traditore se aveva avuto la buona idea e il tempo di scappare; come fascista, se era rimasto. Nessuna legge governa l'azione giudiziaria; la legge é data come presente e vigile nell'illuminare la coscienza giuridica dei giudici popolari, i quali, per esempio a Pirano, sono un oste e un sarto, e anch'essi, come i suoi amministratori, il popolo li ha ricevuti bell'e confezionati dall'U.A.I.S.
I processi sono avvenuti su per giù cosi. Domanda un giudice popolare all'imputato:
- Da quando ti xe sta fascista?
- Dal trenta - risponde, mettiamo, l'imputato.
Allora il giudice si rivolge all'altro giudice:
- Quanti ghe ne demo Toni? Lo condanemo a morte?
- No; ghe basta un ano -
dice l'altro giudice, più autorevole; e gli danno un anno di lavoro obbligatorio.
Ma alla condanna, quale ne sia la durata, é attaccata la perdita dei diritti civili e politici, alla quale é attaccata la confisca dei beni; i beni del condannato vanno al popolo. La pigione che la gente del popolo pagava al proprietario della casa dove abita, ora la paga al comune; però la pigione é quattro volte quella di prima. Tutto quello ch'era nelle botteghe di condannati é passato alle cooperative popolari, le quali lo hanno venduto a prezzi molto bassi; per quello che costava loro lo potevano anche regalare. Ma poi le botteghe vuotate sono rimaste vuote; le cooperative, finita la festa di beneficenza sono rimaste vuote.
L'operaio guadagna trecento e sessanta lire il giorno; i prezzi dei viveri sono proporzionati alle paghe, però i viveri non si trovano; di là devono venire qui a Trieste a rifornirsene.
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Le paghe sono in jugolire; a Trieste bisogna pagare in lire italiane; ai prezzi di qui, é perdere il venticinque per cento al cambio della moneta. I paesi della costa istriana sono paesi di molti pescatori; il governo popolare ha felicemente liberato i pescatori da chi li sfruttava; soltanto che adesso del prodotto della pesca lo Stato si piglia il 35 per cento, la cooperativa, si piglia il 25 per cento; al pescatore resta il quaranta per cento. Ora lui, il pescatore guadagna un quinto di quello che guadagnava quando lo sfruttavano. E deve comprarsi, reti e altri attrezzi a Trieste, pagarli ai prezzi italiani e in lire italiane; e a Trieste lui non può mandare a vendere una sardina.
Un cambio di civiltà
A Pirano nei tempi nostri c'erano sei carabinieri; ora ci sono cento guardie della «Difesa popolare» e trenta agenti dell'«Ozna» o polizia segreta; ogni cittadino é guardato come un re che viaggia incognito. E nessuno osa dire quello che pensa; la gente parla guardandosi cautamente attorno: solo i gioranali comunisti o slavi o amici degli slavi possono entrare; le biblioteche sono chiuse, altri libri non sono in giro che quelli sulla storia della Russia, su Lenin e Stalin e Tito e la «Grande Jugoslavia»; la radio della Venezia Giulia e quelle italiane come noi in quei tempi radio-Londra. I comunisti che non si sono iscritti nell'U.A.I.S., anche i vecchi comunisti che avevano serbato fede alla loro idea pur negli anni fascisti, sono stati buttati fuori bordo, quando hanno rifiutato di mettersi con gli slavi; ma il segretario delle cooperative distrettuali di Pirano, lauta carica, é stato ufficiale della milizia fascista. Pero lui é slavo e iscritto nell'U.A.I.S. e il suo non é che uno del molti casi.
Vuotare anche l'Istria che é detta «libera», anche l'Istria che non ha e non deve avere nessun legame con la sovranità e le forme politiche e sociali jugoslave, anche l'Istria tutelata dal consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, vuotarla degli Italiani; vuotarla degli Italiani rendendo loro la vita insopportabile, prendendo loro case e terre e botteghe; questo hanno voluto e ora non é più questione di volerlo, perché ci sono quasi riusciti. Eppure le condizioni di vita nel pezzo d'Istria occupato dagli jugoslavi, ma appartenente al Territorio libero sono molto migliori che non quelle nell'Istria trasferita alla Jugoslavia; migliori, perché quella puo comunicare con Trieste, questa no.
In questa Parenzo, la bella, gentile Parenzo é ridotta un cupo squallido villaggio; Rovigno é rimasta con quattromila abitanti. Ora caleranno Slavi dalla Slovenia e dalla Croazia a riempire i vuoti; ma non sarà un ricambio di popolazione, sarà ed é già un ricambio irreparabile di civiltà.
Quelli che sono rimasti avevano un rifugio spirituale, la religione. La persecuzione religiosa, ora divenuta anche più aspra, ha investito prima il clero Italiano, ora s'é allargata al clero slavo. Evidentemente non si vuole lasciare allo spirito del popolo alcun ricovero,alcun sostegno ad altre speranze.
Vittorio G. ROSSI |